Con una nota del 17 marzo u.s. l’OMCeO di Belluno evidenziava il problema Neurologie in provincia.
In considerazione della dimensione assunta dall’interesse della opinione pubblica e dei media sull’argomento, riteniamo utile riprenderlo per alcune precisazioni.
Nell’affermare, relativamente alla Direzione Aziendale, che essa … ha dovuto prorogare…, non si voleva significare una valutazione sull’operato della stessa, ma, essendo l’Azienda inserita in una organizzazione con livelli sovraordinati (Regione Veneto e Stato), si intendeva che non era e non è nelle competenze, né nelle disponibilità della stessa attivare percorsi diversi e, se si vuole, nuovi, per rendere effettiva l’attrazione verso questa provincia, che per elementi oggettivi (vastità territorio, bassa densità abitativa) deve essere protetta con norme e regole, che oggi non possono essere le stesse valevoli in territori diversi e non periferici.
Anzi, per l’attività ad ora svolta la attuale Direzione aziendale ha smosso le acque stagnanti con utilities (ad es. i possibili affitti calmierati al personale nuovo arrivato), anche se non con benefits (ad es. il mancato affidamento degli incarichi, che renderebbero più appetibile per stipendio il salire in montagna): il tutto in una situazione di mercato del lavoro, come quella attuale in ambito medico, dove a livello nazionale la domanda è maggiore rispetto all’offerta.
In alcune specialità (Ginecologia, Pediatria, Pronto Soccorso) il ricorso a Specialisti, associati o meno in Cooperative, sta consentendo il “mantenimento in vita” di tali strutture: purtroppo questa strada è ad oggi oggettivamente preclusa per la Neurologia.
Ad evidenza di quanto affermiamo, la storia dei concorsi in Neurologia nell’ultimo mese.
Azienda Zero ha bandito ed effettuato un concorso per 18 posti nelle varie aziende sanitarie del Veneto. I neurologi che hanno presentato domanda, tra specialisti (30) e specializzandi (54) come previsto da norme vigenti, sono stati 84 e tra questi 4 con richiesta per ULSS 1-Dolomiti. Alla prova concorsuale però nessuno dei 4 si è presentato, mentre tutti gli altri posti/aziende hanno avuto una graduatoria finale dalla quale attingere. A seguire Azienda Zero ha riedito un bando per 2 posti in ULSS 1 Dolomiti e l’ULSS ha bandito una selezione con un avviso a tempo determinato in modalità libera professione.
Ne consegue che, per il caso specifico Neurologia, non è fantasioso pensare che gravi significativamente la non attrattività della nostra provincia, a cui ha dato un consistente contributo anche la penalizzazione rappresentata, a partire dalla fine del 2017, dalla sospensione di ogni intervento Neurochirurgico presso l’Ospedale di Belluno, laddove tale attività veniva svolta dal 2001 con risultati riconosciuti come eccellenti.
Questa scelta risulta in primo luogo iniqua rispetto alla tutela della salute della popolazione presente in provincia di Belluno, rendendo necessario il trasferimento a Treviso in ogni caso di patologia elettiva e soprattutto di urgenza/emergenza neurochirurgica.
In secondo luogo, è la intera struttura ospedaliera a risentire della privazione di questa alta specializzazione, che ha una integrazione multidisciplinare in primis con la Neurologia, ma anche e non solo con il PS, la Radiologia, la Chirurgia Vascolare, la Anestesia e Rianimazione.
Sotto questo profilo, riteniamo che la riattivazione della piena operatività della Neurochirugia a Belluno debba essere, oltre che una doverosa risposta ai bisogni di salute della popolazione residente, anche un modo per contribuire a rendere più attrattiva la nostra provincia per i Medici e gli Specializzandi.
Occorre poi e soprattutto che Regione, Conferenza Stato-Regioni e Stato attivino nuovi percorsi per salvaguardare la tutela della salute, secondo quanto scritto nella Legge 833/1978: Universalità, Uguaglianza ed Equità nell’accesso ed erogazione delle prestazioni sanitarie.
Comprendiamo che non si tratta di un problema determinato dalle politiche dell’attuale Governo, ma lo è per quelle attuate da tutti i Governi che lo hanno preceduto, almeno negli ultimi vent’anni.
E, se valutato il contesto, non sarà ritenuto possibile impostare politiche correttive dell’attuale situazione, riteniamo sia dovere delle Istituzioni, fra cui questo Ordine, dire ai cittadini e agli amministratori locali, regionali e nazionali dove siamo e dove possiamo andare.